Il tumore ai polmoni rappresenta la seconda neoplasia per frequenza negli uomini e la terza per frequenza nelle donne, con una elevata incidenza nella fascia di età che va dai 45 ai 70 anni.

In Italia si stimano circa 34.000 nuovi casi di tumore ogni anno nelle persone fino agli 80 anni di età e ne muoiono circa 27.500 all’anno. Inoltre rappresenta la prima causa di morte oncologica negli uomini e la seconda nelle donne- Secondo l’ultimo rapporto ISTAT, la mortalià per tumore diminuisce del 2% circa ogni anno ma, nel caso di tumore polmonare, tale diminuzione rigurda solo gli uomini mentre, nelle donne, i decessi sono aumentati dell’1,5% La riduzione della mortalità è da attribuire sopratutto alla diagnosi precoce ed alle cure. Se la diagnosi viene effettuata quando la malattia è in fase precoce, se è stata eseguita un’attenda osservazione degli stadi di azione della malattia e, inoltre, se è stato codificato un corretto iter terapeutico, i trattamenti sono più semplici meno invasivi e, sopratutto, hanno una maggiore probabilità di successo. Ma quali sono le principali cause di tumore al polmone? Purtroppo il primo agente enziologico per lo sviluppo del carcinoma al polmone è il fumo di sigaretta. Numerosissimi studi hanno dimostrato che il fumo è responsabile dello sviluppo del 90% dei tumori polmonari nei paesi sviluppati con un’ incidenza che aumenta considerevolmente se, le prime esposizioni, avvengono prima dei 25 anni di età. Il fumo di sigaretta contiene circa 60 agenti cancerogeni certi, tra i quali, benzopirene e alcune nitrosamine. Inoltre, la nicotina presente è in grado di deprimere la risposta immunitaria, diminuendo la capacità di sorveglianza e di uccisione delle cellule neoplastiche da parte dei linfociti T ed NK. Il secondo agente enziologico è il randon. Ricerche recenti del 2006 hanno promosso il random come secondo fattore di rischio per lo sviluppo di cancro mortale al polmone. Il randon è un gas indolore e incolore, generato dai processi di decadimento del radio presente diffusamente nella crosta terrestre. Essendo un elemento per sua natura volatile e radioattivo è in grado di indurre mutazioni a carico del DNA, questo rappresenta un rischio concreto nello sviluppo di questo tumore.